"quando il saggio indica la luna, lo sciocco guarda il dito"

(antico proverbio orientale)

Sommario

> La comunicazione umana e la relazione comunicativa
> Buone pratiche di comunicazione
> Comunicazione e disabilità sensoriali
> Comunicare oltre le parole: dialogo nel buio e scene di silenzio
> Persona al centro nella rete delle sue relazioni significative
> Baby Signs: la comunicazione prima della comparsa delle parole
> Il Metodo DREZANCIC
> Letture consigliate
> Siti utili
> Video

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La comunicazione umana e la relazione comunicativa

“Un fenomeno resta inspiegabile finché il campo di osservazione non è abbastanza ampio da includere il contesto in cui si verifica. Se l’osservatore non si rende conto del viluppo di relazioni tra un evento e la matrice in cui esso si verifica, tra un organismo e il suo ambiente, o si trova di fronte a qualcosa di “misterioso”, oppure è indotto ad attribuire al suo oggetto di studio

certe proprietà che l’oggetto può non avere” .
     
(“Pragmatica della comunicazione”, Watzlawick et al., 1967, ed. Astrolabio)

<non c’è fine nè principio in un cerchio>

La comunicazione è un aspetto essenziale della vita: tutti noi siamo costantemente in comunicazione con gli altri esseri viventi e con l’ambiente circostante. Già nel grembo materno ci troviamo immersi all’interno di una situazione relazionale e fin dalla nascita siamo coinvolti in un continuo processo di acquisizione delle regole della comunicazione.

Siamo esseri di comunicazione e nati per comunicare.
Il processo comunicativo non è mai un’escursione solitaria: c’è un rapporto dialettico fra personalità degli individui che partecipano alla comunicazione, la proprietà delle loro interazioni e relazioni e del contesto socio – culturale. Nel processo di comunicazione ciò che gli individui si scambiano non sono mere informazioni ma “discorsi”: discorsi carichi di allusioni, implicazioni, rimandi, ambiguità, doppi sensi, scopi diretti e indiretti. I messaggi ed i codici linguistici sono sottoposti ad un’opera continua di aggiustamento reciproco. Nella comunicazione interpersonale, la relazione è un sistema dove i comportamenti sono “circolari”: non è possibile stabilire quale è la causa e quale l’effetto, cosa viene prima e cosa viene dopo. Ogni comportamento è insieme azione e risposta ad un’altro comportamento. La circolarità supera il dualismo causa-effetto: il sistema delle persone coinvolte nella comunicazione è sempre un universo a sé stante, governato da regole e processi propri.
La comunicazione umana ha sempre carattere dialogico.

Chi ascolta non recepisce messaggi, piuttosto, li concepisce, cioè letteralmente, capisce insieme all’altro. Chi ascolta ha un suo preciso ruolo ed una sua precisa attività: decodifica le metafore, insegue e raggiunge allusioni e rimandi nei luoghi semantici nei quali il Parlante si è spinto, colma i silenzi ed i “buchi neri” del discorso del Parlante e, soprattutto, realizza una sistematica opera di interpretazione. E’ proprio l’interpretazione che fa sì che fra gli elementi del processo comunicativo si instauri una sintonia che significa “vibrare sulla stessa lunghezza d’onda”. La ricchezza del fenomeno uomo incide profondamente in tutto il processo.
Il significato allora non nasce tanto dai proferimenti linguistici del Parlante quanto dall’interazione o collaborazione tra i due partecipanti alla comunicazione.
L’importanza del Codice.
Ogni comunicazione implica la presenza di un “codice” cioè di un insieme di norme e restrizioni alle quali i comunicanti si assoggettano più o meno consapevolmente e spontaneamente. Il codice permette di canalizzare in segni esterni sensibili un contenuto che va al di là del codice stesso. Ogni codice va letto inoltre in un contesto particolare: per conoscere il codice bisogna entrare in sintonia con l’humus culturale in cui si è formato. Il codice è strumento indispensabile per comunicare poiché l’uomo può esprimersi solo attraverso forme sensibili esterne. Codificare vuol dire allora ingabbiare in segni – stimolo un contenuto che di per sé trascende gli stessi segni e, per questo, l’opera di codifica non esaurirà mai le potenzialità espressive o le intenzioni complessive del Parlante in maniera esauriente. Decodificare sarà l’operazione a rovescio sintonizzandosi su quei segni che conducono il messaggio. Perché vi sia un processo di comunicazione occorre dunque un codice con tutte le sue radicazioni culturali.
Non solo l’aspetto linguistico.
Nel discorso sulla comunicazione l’enfasi è stata spesso posta solo sull’aspetto linguistico: gran parte dei comportamenti sociali sono infatti linguistici ma il senso di quello che diciamo non dipende solo dai vocaboli che utilizziamo e dai modi grammaticali e sintattici con cui li leghiamo. Albert Mehrabian, psicologo statunitense (Professore Emerito di Psicologia alla UCLA University Los Angeles), noto per i suoi studi sulla comunicazione non-verbale (linguaggio del corpo), faccia-a-faccia, in un suo studio del 1967,
ha evidenziato che in questo particolare tipo di comunicazione, solo il 7% di ciò che comunichiamo dipende dalle parole, mentre il38% dagli aspetti paraverbali ed il restante 55% dagli altri aspetti del comportamento non verbale (la Regola delle tre V). Nel 1970, lo studio svolto presso l’Università della Pensylvania dall’ antropologo Ray Birdwhistle, " Kinesics and Context", ha confermato gli stessi risultati.
Gli aspetti non verbali.
Cinesici, riferiti al linguaggio del corpo, movimenti, espressioni del viso, postura, gestualità;
prossemici, riferiti all’ uso personale e sociale dello spazio;

visivi, olfattivi e gustativi, tattili.
Gli aspetti paraverbali.
Gli aspetti paraverbali, riferiti alla prosodia, sembrerebbero una componente centrale della competenza comunicativa e fattore di spicco nell’identificazione del significato dell’enunciato. Gli aspetti paraverbali funzionano nella comunicazione orale come la colonna sonora in un film e come questa hanno enormi possibilità di scendere nel profondo delle emozioni. Hanno il potere di trasmettere segnali circa lo stato d’animo di chi parla e danno fondamentali informazioni in merito sia alla relazione fra gli interlocutori sia all’effetto che si vuole indurre nell’altro.
Comunicazione dialogica e informazionale.
Ciò che differenzia la comunicazione dialogica da quella informazionale è proprio questa ricchezza e complessità dei codici della comunicazione umana. Mentre l’universo cibernetico – computeristico ha bisogno di pratiche comunicative e di codici il più possibile univoci, monosensi, ridotti a gradi assai bassi di complessità semantica, tutto il contrario esige la comunicazione umana.
Un computer non può capire le espressioni metaforiche, le frasi ambigue, i significati latenti e tantomeno capisce i messaggi del corpo ed i significati prodotti da determinate accentuazioni gestuali del discorso linguistico. Comunicare in senso dialogico è sempre interpretare, è sempre un ricercare il senso non all’interno del segno come tale ma nella rete dei rimandi con – testuali ed extra – testuali che l’Ascoltante percorre giovandosi delle proprie pre – comprensioni.

Non ha molto senso dunque distinguere una comunicazione verbale da una comunicazione non – verbale come se si trattasse di sistemi indipendenti. Invisibile agli occhi, la sordità mostra i suoi effetti nel rapporto essere umano – mondo sonoro e soprattutto nella comunicazione interpersonale. Ecco perché al cuore del problema poniamo la comunicazione e la relazione comunicativa nell’ottica della circolarità. La sordità non riguarda solo chi la vive sulla sua pelle ma di riflesso tutti coloro che sono coinvolti nel processo comunicativo.
L’attenzione all’Altro, l’ascolto dell’Altro, immaginare l’Altro, consentono di trovare le strategie più efficaci per rendere possibile l’attuazione del diritto fondamentale alla  comunicazione.

Buone pratiche di comunicazione – persone con sordità e differenti modalità di comunicazione … >>>

< La comunicazione è sempre possibile anche in presenza di sordità >. Che fare?

A Schianno (VA) esperienze di "Shhh Party" con gli amici di Arcipelago Sordità.

Comunicazione e disabilità sensoriali, pdf 2,86 MB a cura della Lega del Filo d’Oro, QUI

Barriere architettoniche e barriere sensoriali, di Emanuela Zecchini e Consuelo Agnesi, PDF

Comunicare oltre le parole: dialogo nel buio e scene di silenzio >>>
Andreas Heinecke, filosofo e giornalista, ideatore dei progetti di dialogo che invitano ad interagire con realtà diverse dalla propria, in una situazione che va oltre gli stereotipi, i pregiudizi, le paure: piattaforme nelle quali il "disabile" diventa "abile", suscitando sorpresa, rispetto e comprensione. Il buio e il silenzio diventano strumenti per comunicare, la diversità diventa un’occasione di arricchimento.

< L’unico modo di imparare è attraverso un incontro>
(Martin Buber, 1878 – 1965, filosofo, teologo e pedagogista)

A Milano la mostra Dialogo nel Buio è ospitata presso la sede dell’Istituto dei Ciechi.

Persona al centro nella rete delle sue relazioni significative”

La Classificazione  Internazionale del Funzionamento, della disabilità e della salute (ICF), strumento elaborato dall’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità) nel 2001 con la collaborazione di 192 paesi del mondo, tra cui l’Italia, ha operato una sorta di rivoluzione del concetto di disabilità: “un’esperienza umana universale che tutti possono vivere nell’arco della loro esistenza”. La presentazione dell’ICF – CY (bambini e adolescenti)è avvenuta a Venezia il 25 e 26 ottobre 2007 durante una conferenza mondiale di lancio dello strumento OMS che vede l’Italia, con il supporto della Regione Veneto, promotrice di un approccio nuovo in cui si possa progettare per il bambino un ambiente senza barriere e in cui i suoi diritti siano rispettati. Con l’ICF, Funzionamento e disabilità sono ritenuti il risultato di una complessa relazione tra l’individuo, le sue condizioni di salute, i fattori ambientali e personali. Per la prima volta si tiene conto dei fattori contestuali che rappresentanol’intero background della vita e delle condizioni dell’esistenza di un individuo. I fattori ambientali comprendono l’ambiente fisico, sociale e quello degli atteggiamenti, in cui le persone vivono e conducono l’esistenza. Questi fattori, esterni all’individuo, possono avere un’influenza positiva o negativa sulla partecipazione dell’individuo come membro della società, sulla sua capacità di eseguire azioni o compiti o sul suo funzionamento o sulla struttura del suo corpo. C’è un ambiente individuale che riguarda l’ambiente personale dell’individuo, inclusi – ma non solo – la casa, la scuola, il luogo di lavoro dove ha un contatto diretto con altre persone, familiari, conoscenti, compagni, estranei e c’è un ambiente sociale più vasto: le strutture formali e informali, i servizi e le principali interazioni nella comunità che hanno un impatto sugli individui comprese le organizzazioni e i servizi correlati all’ambiente di lavoro, alle attività della comunità, ai servizi dello stato, a quelli di comunicazione e trasporto, alle reti sociali informali, alle leggi, regolamenti, regole, atteggiamenti, ideologie. E vi sono i fattori personali, non classificati ma presenti, e che influiscono sull’esito di vari interventi. Sono le caratteristiche proprie dell’individuo riferite al sesso, alla razza, all’età, alla forma fisica, allo stile di vita, alle abitudini, all’educazione ricevuta, alla capacità di adattamento, al background sociale, all’istruzione, alla professione, all’esperienza passata e attuale, agli stili caratteriali, al comportamento generale.

Accettare la filosofia dell’ICF vuol dire considerare che la disabilità non riguarda solo il singolo cittadino che ne é colpito e la sua famiglia ma coinvolge  tutta la comunità e innanzitutto le istituzioni. Con questa nuova visione sarà più facile comprendere come a parità di “perdita uditiva”, il funzionamento della persona e in particolare la sua comunicazione possano essere estremamente diversificati.

Per saperne di più: ICF – Presentazione di Matilde Leonardi

Il Metodo DREZANCIC
creativo, stimolativo, riabilitativo della comunicazione orale e scritta

con le strutture musicali di Zora Drezancic

Letture consigliate

"Arcipelago Diversità", a cura di Giuseppe Cartelli, ed. Bulzoni 2001

Mirella Bolondi, "Terra di silenzi", Zephyro Edizioni 2008

Hedwig Carra, "E l’anima?", Ed. Nuovi Autori, Milano 1999

ENS, "La storia dell’Ente Nazionale Sordomuti", a cura del Centro Nazionale Documentazione Informazione e Storia dei Sordi Vittorio Ieralla, Roma 2004

Antonio Ferrara, "I suoni che non ho mai sentito", Ed. Fatatrac, Firenze 2004

Marco Frattini, "Vedere di corsa e sentirci ancora meno", con il Patrocinio del Federazione Sport Italia, 2010

Hans G. Furth, "Pensiero senza linguaggio – Implicazioni psicologiche della sordità"
Collana Medico Pedagogogica a cura di Giovanni Bollea, Vol. 34,
Ed. Armando Armando 1971

Temple Grandin, "Pensare in immagini – e altre testimonianze della mia vita di autistica", ed. Erickson 2001

Emmanuelle Laborit, "Il grido del gabbiano", Ed. Rizzoli, Milano 1995

Maria Giovanna Luini, "Cosa fanno le tue mani", videoromanzo, sottotitoli e L.I.S con Rosella Ottolini.

Paola Magi, "Il pianista che ascolta con le dita", Ed. Archivio Dedalus e Accaparlante, 2010

Hannah Merker, "In ascolto", Ed. TEA Esperienze, Milano 2001

Eugene D. Mindel e McCay Vernon, "Crescono nel silenzio – Il bambino sordo e la sua famiglia",
Stampato dalla tipografia dell’E.N.S., Roma 1973

Bruno Munari, "Supplemento al dizionario italiano", ed. Corraini 1963 – il sito dell’Associazione Bruno Munari ABM – e "La mimica degli antichi investigata nel gestire napoletano" del canonico Andrea De Jorio, Napoli 1832

Murphy Albert T., "La famiglia del bambino minorato dell’udito", ed. Tecniche CRSA 1981

Emanuela Nava, "La bambina strisce e punti", Ed. Salani, Milano 1996

Pontiggia Giuseppe, "Nati due volte", ed. Mondadori 2000

Daniela Rossi, "Il mondo delle cose senza nome", ed. Bompiani 2010

Pino Roveredo, "Mandami a dire", Ed. Bompiani 2005

Oliver Sacks, "Vedere voci", Ed. Adelphi, Milano 1990

Marianella Sclavi, "Arte di ascoltare e mondi possibili", Ed. Mondadori, Milano 2003

Lev Semenovich Vygotskij, "Pensiero e Linguaggio", ed. Giunti – G. Barbera 1966
Lev Semenovich Vygotskij, "Fondamenti di difettologia", ed. Bulzoni 1986

 

Siti utili – Legislazione ed altro

Storia dei sordi a cura di Franco Zatini

VIDEO con i sottotitoli su Ted.com


Steven Pinker: < Fatti di parole: il linguaggio della mente > (17:33)
QUI

Patricia Kuhl: < Il genio linguistico dei bambini > (10:18) QUI

Ramachandran Vilayanur: < I neuroni che hanno plasmato la civiltà > (07:44) QUI