Antonio Ferrara
"I suoni che non ho mai sentito"
Edizioni Fatatrac, Firenze 2004
< Miguel, dieci anni, vive con i nonni a Barcellona e concentra in sè una ricca gamma di "diversità": sordo quanto basta per isolarlo da una parte del mondo esterno, orfano di entrambi i genitori, ha una sensibilità sottile e complessa e un impietoso bisogno di verità. L’amico del cuore, Ahmed, finirà per ritornare nel suo paese; il grande amore Consuelo che "se non ride sta male", si trasferirà in Italia con la famiglia, ma nella mente e nel cuore di Miguel continueranno a convivere odori ritrovati e suoni perduti, come in un grande contenitore che accoglie in sè senza reticenze incontri e addii, intensa felicità e profonda tristezza, rabbia e allegria, amore e rancore. Antonio Ferrara ha il dono di saper rivisitare, con le parole e con le immagini, i luoghi affollati dell’infanzia dove tutti i mondi, passati e presenti, godono della stessa limpida luce.>
Antonio Ferrara è nato a Portici (NA), nel 1957. Nel capoluogo campano ha conseguito il diploma di maturità in arte applicata, lavorando poi come grafico. Ha lavorato per sette anni presso una comunità alloggio per minori. Durante questo periodo si è accostato sempre più intensamente alla psicologia dell’età evolutiva. Vive e lavora a Novara.
Ha partecipato a numerose personali e collettive di pittura e di illustrazione, tra cui New York, Barcellona, Montreuil, Bordeaux, Teheran, Tokyo, Hiroshima, Osaka, Nagasaki, Innsbruck, Milano, Venezia, Torino, Genova, Bologna, Napoli, Trieste, Bari, Novara, Vercelli, Bergamo. Collabora, con articoli e illustrazioni, con riviste come Carrer, Vogue, Arctop, 999, Il Piccolo Missionario (Nigrizia), Signo. Ha pubblicato con diverse case editrici, come Mondadori, Salani, Interlinea, Falzea, Tolbà, Fatatrac, Artebambini, Nuove Edizioni Romane. Suoi testi sono stati tradotti in inglese, francese, spagnolo, arabo, ebraico, albanese, tigrino, telugu. Tiene laboratori di illustrazione e scrittura creativa “per emozioni” per ragazzi, insegnanti, detenuti, degenti, presso scuole, biblioteche, librerie, carceri, associazioni culturali, ospedali.
(biografia tratta dal sito liberweb.it – qui)
Frammenti dal Libro e alcune immagini:
… sono nato sordo ma un pochino ci sento …
Le orecchie non funzionano granché ma gli occhi vanno bene …
Per fortuna le parole si possono sentire con le orecchie ma anche leggere con gli occhi …
.. per terra vedo il bicchiere del latte in mille pezzi .. devo averlo urtato senza accorgermi. Fortuna che il latte l’avevo già bevuto tutto. Neanche il nonno deve avere sentito il rumore. Lo vedo che ridacchia nell’altra stanza guardando la tele.
Mi sento come una la scheggia di un bicchiere frantumato..
… sono senza parole in bocca. Penso i pensieri ma la parola è rimasta indietro. Provo gratitudine ma non mi ricordo di che. Mi sale in cima l’allegria..
… alle donne piacciono i tipi silenziosi, pensano che le stiano ascoltando.
… dei signori si fermano a guardarci incuriositi. Uno di loro, scoppiando a ridere, dà una spintarella col gomito al vicino.
sono sordi – gli dice, come se avesse fatto una grande scoperta
– non importa – gli dico – non farci caso. Non sempre vale la pena di ascoltare.
I grandi, soprattutto i grandi, a volte parlano tanto per parlare. Dicono le cose senza nessuna voglia … tanto spreco di respiro. Meno male che noi non sentiamo tutto quello che dicono.
… non ho fatto in tempo a dirle che le volevo bene. Certe parole devi dirle subito oppure non riuscirai mai più. Ogni parola ha un suo tempo in cui è calda come una fiamma. Ma se lasci passare il momento, la parola si raffredda e non si riuscirà più a riscaldarla. Diventerà come un sasso in un ruscello, freddo e muto.
… storie senza parole fatte di sguardi discreti in cui si immagina di tutto. Storie che svaniscono con il rientro a casa.
… odore … ogni cosa ha odore …
Quando in classe parlano tutti io sento solo una specie di rumore dal quale, però, di tanto in tanto affiora una parola comprensibile. Questa parole io le scrivo sul diario, nella pagina del giorno in cui le ho sentite. La sera, nel letto, le leggo e le cucio insieme in una storia così mi sembra che quelle parole mi raccontino quello che è successo in classe e io non ho capito.
Le parole di oggi sono state:
anello
pietra
gelato
ruscello
triste
pane
e questa è la storia che è saltata fuori:
era una mattina triste. Raccolse una pietra in un ruscello gelato. Sotto la pietra era nascosto un anello. Nell’aria c’era un sapore di pane.
Il cielo è pieno di vento con fiati bianchi di nuvole…
Le voci di fuori le sento male ma quelle che vengono da dentro le sento benissimo perché arrivano dal cuore alla testa senza passare per le orecchie.
Quando leggo sento anche meno pure se ho su l’apparecchio. Le voci scivolano intorno senza incontrare le orecchie e tra le pagine ci vedo le figure anche quando non ci sono disegni
… gli esquimesi conoscono sessanta diverse parole per dire neve, gli arabi sessanta diverse parole per dire amore …
E perché … perché la neve per loro è importante …
.. mi sembra di sentire la banda che attacca . arriva il martellare della grancassa e dei piatti ma le frasi musicali si disegnano solo ogni tanto col capriccio del vento.
La musica si è svegliata e mi chiama per strada come una frase che risale dai ricordi.
C’è in giro un profumo di acqua marina e di alghe ..
I pescatori stanno seduti e non parlano, sanno soltanto fermarsi al sole e riceverlo tiepido addosso come fossero frutta.
.. non bisogna aver paura né dei rumori né del silenzio …
Non so cos’è un diritto ..
I doveri sono le cose che bisogna fare … i diritti sono le cose che bisogna avere ..
… a questo punto senza che lui se ne accorgesse ho spento l’apparecchio acustico e ho cominciato a fare ogni tanto sì, sì con la testa
Il papà … mi regalava tempo per riflettere, giocare, amare, coccolarmi.
Le frasi si spezzano contro il vetro e vedo soltanto le labbra che si muovono, come la bocca di un pesce in un acquario. Ogni suono è stato inghiottito dal silenzio.
La scrittura è sorda come la lettura e mi esce dai pensieri
Mi tolgo l’apparecchio e accade il silenzio. Con il silenzio mi viene una storia che emana un calore e un brusio di vita che mi fa dimenticare …
… rimetto l’apparecchio e i suoni riaffiorano dal fondo
… la nonna profuma ancora prima di entrare dalla porta ..
La tristezza è una corrente d’aria gelida …
Le nuvole … sembrano isole nel mare …
.. non conosci qualche barzelletta?
Beh sì qualcuna la so
Racconta allora
La sai quella di quello sordo e di quello stupido?
No
Cosa??
No!!!
Come?? Non sento!!
Perché sei sordo??
Ecco. Appunto.
… era come un albero la mamma. Dai suoi rami raccoglievo le merende nei pomeriggi, sempre alla stessa ora.
.. la vita è un delirio ma basta un lampo d’amore per sentire che vale la pena di traversarla tutta anche quando le gambe e il cuore un poco traballano..
Una memoria è buona quando sa cosa deve conservare e cosa invece deve lasciar passare. Solo gli idioti hanno una memoria perfetta
.. c’era una volta un uomo che si ricordava tutto quello che gli dicevano gli altri e così non aveva spazio nella testa per pensare pensieri suoi.
… il buio profuma di limoni ..
.. e che cos’è allora la speranza? – è la certezza che quello stiamo facendo ha un significato, che abbia successo o meno…
… le sento col mio orecchio interiore ..
.. mi piacerebbe sentire tutto quando mi chiedono qualcosa. Domanda e risposta, parola e eco, così vorrei che fosse. Ma il silenzio tra una parola e l’altra, i suoni perso per sempre non li ritrovi più. Noi sordi non conosciamo bene il suono della nostra voce. Ognuno di noi ha dovuto inventare una sua voce per portare alle labbra delle parole.
Ma quando ascolto un libro mi meraviglia e mi colpisce sempre la potenza definitiva di una frase. E questo non vuole dimostrare niente solo dire che dentro i libri i discorsi ce li trovi tutti chiari, senza interruzioni, con le frasi sempre al posto giusto.
… era un arcipelago di vento, legno e sabbia….
I nativi … ogni giorno se ne vanno nella foresta per un paio d’ore ad ascoltare il canto degli uccelli su cui domina il tubare del più grande piccione del mondo, il golia.
Sono osservatori silenziosi. Per loro parlare significa assumersi la responsabilità di spezzare il silenzio e di mutare, anche se di poco, il naturale scorrere della vita…
… non occorrono molte parole, ci siamo detti tutte le nostre cose infinite volte. Non riesco a sentirla ma non importa. Il linguaggio della bocca è bugiardo, lei invece conosce la poesia degli occhi.