Storia di Valeria
Ciao, sono Valeria.
Sono nata a Milano nel 1967, sotto il segno della Bilancia.
Da piccina ero una birba di bimbetta, chiacchierona e con tutti i sensi normalmente sviluppati.
Ho iniziato ad avere un calo di udito a vent’anni: durante le lezioni in Università non riuscivo a sentire ciò che i docenti dicevano, faticavo a discriminare le parole.
Decisi così di andare a fare un controllo e mi fu diagnosticato un calo di udito: solo più tardi presi la consapevolezza che quel “calo di udito” era l’anticipo della mia malattia.
Purtroppo un gene malato mi porterà a diventare completamente sorda.
A 23 anni il problema peggiorò notevolmente, mi misi quindi in cura da un professore di ORL (otorinolaringoiatria) presso un grande ospedale di Milano che, non capendo la natura della malattia, decise di sottopormi a una serie di controlli.
La diagnosi fu “ipoacusia bilaterale neurosensoriale a curva molle progressiva”.
Ricordo quel giorno come uno dei più brutti della mia vita, improvvisamente mi sembrò che tutto il mio mondo mi venisse tolto… la musica, il cinema, il teatro… come avrei fatto ??
Il sentire meno ti cambia, il sentirti “diversa”, debole, porta ad isolarti, sei arrabbiata con il mondo, vorresti che tutti ti capissero, non ti rendi conto che non sempre è facile riconoscere la diversità e, per contro, poter dare un supporto.
Nel 1998 decisi di acquistare le mie prime protesi acustiche. Non fu facile abituarmi a un nuovo modo di sentire anche perché pretendevo che le protesi mi restituissero l’udito. Ebbi la fortuna di incontrare un “angelo”, l’audioprotesista Francesco, che mi aiutò molto, supportandomi e sopportandomi! Dopo circa un anno riuscimmo a tarare i miei primi apparecchi.
Purtroppo con il tempo la malattia ha avuto la sua evoluzione come era stato diagnosticato, portandomi, nel 2004, alla quasi completa sordità. Mi fu proposto l’impianto cocleare, ma non ero affatto convinta di questa soluzione e la mia titubanza fu validata da un secondo professore a cui chiesi un consulto che mi spinse a cercare un’alternativa. La tecnologia era evoluta, avrei dovuto trovare un nuovo apparecchio piccolo e potente, che rispondesse alle mie mutate esigenze.
Tramite internet entrai in contatto con diverse associazioni di non udenti attraverso cui approdai a Genova, dove un’azienda italiana progetta e realizza apparecchi acustici: nel gennaio del 2006 incontrai il responsabile della sede di Milano e decisi di provare i loro apparecchi.
Oggi ho un orecchio, quello destro, senza alcun residuo e non protesizzabile e il sinistro è definito “grave”, ma riesco a condurre una vita normale.
Quello che mi ha aiutato in questo mio lungo percorso e che mi ha permesso di “vivere” con entusiasmo è la mia grande forza interiore, la voglia di lottare per essere più “abile”.
Il perdere l’udito ti trasforma la vita, ti fa soffrire, ti cambia, ti fa diventare forte. Tante cose che prima davo scontate ora le “sento” mettendoci energia e fatica, ho imparato a chiedere aiuto, ad appoggiarmi agli altri, ho scoperto molto, dei rapporti di qualità.
La sera non vedo l’ora di “disconnettermi”, ma questo mi ha fatto apprezzare il silenzio … la pace.
Bello, vero?
È stato difficile accettare un limite, ma mettiamola così: oggi sono “diversamente abile”, quindi forse più “abile “ di prima, no????
Certo, non nascondo che il dovermi privare di una battuta, di un film, di un viaggio da sola, di una lingua straniera, a volte mi fa un po’ rattristare, ma poi penso che tante cose le posso fare e che se sentissi tutto forse non sarei così capace di condividere e non sarei quella che sono.
Perché vi scrivo? Forse perché mi piacerebbe che la mia storia fosse letta da chi è ancora in un momento di turbamento, da chi crede che la diversità sia solo sofferenza e limite, da chi ha tutti i sensi a posto, ma non riesce comunque a “sentire” ….
Un bacio a tutti