Daniele Gambini, musicista
Nato il 7 maggio 1974, è affetto da ipoacusia bilaterale medio – grave dalla nascita.
Contribuisce con la propria testimonianza di musicista alla nuova cultura della “diversità”.
Si è avvicinato alla musica intorno ai dodici anni.
Ha iniziato a suonare “sentendo” con il corpo, attraverso il movimento delle braccia e delle dita che poggiavano sui tasti del pianoforte.
Daniele:
“Ho cominciato a fare i primi passi con la musica intorno ai dodici anni, ma prima di allora non sapevo neanche cosa fosse. Per me esisteva solo il calcio, dalla mattina alla sera ero sempre con il pallone sui piedi. Però in seguito ad un incidente stradale, in cui ho subito un trauma cranico, ho dovuto rinunciare a tutte le mie aspirazioni calcistiche e questo sì che per me fu un vero trauma, ma anche la mia fortuna, perché così iniziò la mia avventura con la musica. E’ stato come un colpo di fulmine; stavo sfogliando le pagine del “Topolino” e, ad un certo punto, mi sono imbattuto in un’immagine di una tastiera elettronica.
Immediatamente, mentre osservavo l’immagine, mi sono sentito attraversare dalla testa ai piedi da un brivido, che mi ha procurato una grande gioia al solo pensiero e al desiderio di imparare a suonarla. La sera stessa i miei genitori andarono a comprarmi una tastiera! Per un anno circa suonai da autodidatta e, anche se non feci grandi progressi, il desiderio di imparare a suonare cresceva sempre più (passavo ore ed ore a ripetere brani semplici, imparare accordi, ecc..). Quando cominciai a prendere seriamente lezioni di pianoforte mi si aprì un altro mondo: notavo che il suono variava come colore sonoro a seconda del tocco del mio dito sul tasto e la scoperta di una nuova vibrazione era come se toccasse una corda della mia anima. Vibravo insieme al pianoforte. Cominciai quindi una ricerca del mio suono, del mio modo di sentire, del sentirmi in sintonia fra suono, anima, mente e corpo.
Facevo grossi passi in avanti nel suonare e studiavo molto. Vorrei però sottolineare che la musica ha rappresentato, per me, anche un rifugio e un riparo dal rifiuto che un adolescente incontra da parte dei suoi coetanei per via di una sua caratteristica e per il non sentirsi sufficientemente a proprio agio in determinate situazioni. Infatti mi capitava, in gruppo, di sentirmi isolato o trascurato perché non sempre capivo quello che si diceva per via della mia sordità.
E suonavo tantissimo per sopperire a questa mancanza d’affetto. A volte questo isolamento mi capita tuttora. Nel frattempo la passione per il piano continuava e continua sia nella ricerca del mio suono, sia nell’abilità tecnica, per riuscire a conoscere, mettendomi alla prova, le mie capacità fisiche e superare gli ostacoli attraverso lo studio. Incominciavo a scrivere brevi pezzi per piano e la scoperta di diverse combinazioni armoniche suscitava in me la ricerca del gusto, del particolare, del bello, generando in me emozioni forti. Capivo che c’era sintonia fra il mio modo di ascoltare, suonare e vibrare dentro di me.
Era un modo di sognare e di esprimermi.
Per questo motivo ho deciso di frequentare i corsi di Musicologia a Cremona, approfondendo la mia cultura musicale.”
“Il nostro corpo è una unità, dice Daniele: sensi, occhi, vista, tatto e tutto il corpo, braccia, mani, ricevono il suono e lo tramutano in emozione. E’ questa è la bellezza della musica e l’unicità dell’ascolto: ogni persona sente a modo suo perché ogni corpo è diverso e l’emozione viene vissuta secondo il proprio modo di percepire i suoni.”
Ha portato inizialmente apparecchi acustici retro auricolari ma da qualche anno ha scoperto un nuovo modo di sentire con gli apparecchi endoauricolari migliorando molto l’ascolto e la percezione dei suoni soprattutto musicali.
Per lui “il piacere della musica” è “la bellezza della vita”.
Daniele si è dedicato in particolare allo studio del pianoforte classico, mostrando un fortissimo interesse per la composizione sia di brani pianistici che orchestrali. Ha iniziato i suoi studi di pianoforte con il direttore di Coro, Orchestra e concertista, Marco Berrini. Nel 2002 si è laureato in Musicologia, presso la Scuola di Paleografia e Filologia Musicale di Cremona, sede distaccata dell’Università degli studi di Pavia. Nel 2006 si è specializzato nell’insegnamento di Ed. Musicale per le scuole secondarie presso l’Università degli studi di Pavia e nel 2007 si è specializzato nell’attività didattica di sostegno agli alunni diversamente abili, sempre nella stessa sede universitaria, ed insegna da due anni presso scuole secondarie di primo grado.
Ha tenuto dei recital poetico – pianistici in cui ha presentato alcune sue composizioni pianistiche e orchestrali (Auditorium “Filanda” di Cornaredo), collaborando con diversi autori di pièces teatrali e poeti.
Ha compiuto i suoi studi musicali presso l’A.P.M.M. di Giulia Cremaschi Trovesi, partecipando alle sue lezioni di musicoterapia ed a convegni, suonando nei concerti organizzati appositamente nelle diverse occasioni, tra cui si segnalano quelli tenuti a:
Modica (RG), presso il teatro Garibaldi
Bergamo, presso l’Auditorium della Provincia e al Palazzo del Centro Congressi
Milano, presso l’Università degli Studi Statale
Milano, presso l’Auditorium San Fedele.
Ha tenuto una conferenza sul linguaggio musicale di Philip Glass presso la Biblioteca Zara a Milano.
Ha frequentato presso la sede di Bergamo il corso di animazione musicale “La danza dell’incontro”- musica corporeità e disabilità, tenuto e organizzato dall’Associazione In-Oltre e da F.I.M. Federazione Italiana Musicoterapeuti (accreditato presso il Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca).
La sera dell’11 ottobre 2008 a Milano, all’Auditorium San Fedele, ha aperto la serata “Onde, non solo parole”, suonando le sue composizioni che appartengono al "Ciclo Lunare". Daniele si è ispirato ad alcune poesie di Gianfranco Brusasca, poeta originario del Monferrato trasferitosi a Cornaredo. Egli canta la natura come uno dei riferimenti delle radici dell’essere umano. Le composizioni suonate da Daniele riguardano la Luna, osservata da tre punti di vista:
L’aspetto contemplativo – L’aspetto del dolore – L’aspetto della gioia
“Davanti alla luna”, rivela l’aspetto contemplativo della Luna.
Essa viene vista come creatura a cui rivolgere i propri sentimenti.
Il clima di timore iniziale lascia sempre più spazio all’apertura confidenziale, sino a quando la Luna diventa completamente amica del nostro cuore.
La nostra anima sente sollievo comprendendo di essere ascoltata ed entra in relazione col mondo circostante attraverso un vibrare ed una risonanza corporea.
Emerge un canto che rivela la pienezza dell’essere in tutte le sue manifestazioni più belle ed anche in continua ricerca di sé.
Nasce una danza di fuoco e di passione, che si congeda con una preghiera di ringraziamento per quello che la Luna gli ha fatto provare.
“Dov’è la Luna?” vuole mostrare un modo di sentire il dolore.
Dolore inteso come ferita interiore e che ci rende instabili nelle nostre armonie interiori. Scopriamo allora un senso di nostalgia per le cose passate, un rimembrare le nostre esperienze più belle ma ci accorgiamo che, dentro di noi, esiste ora un deserto e ci domandiamo dove andremo.
Attraverso la musica il dolore assume una connotazione diversa; essa muove le nostre sfere fisiche facendo provare determinate emozioni che fuoriescono dal nostro corpo, svelandoci altri aspetti del dolore stesso. Il dolore diventa parte della nostra vita per crescere e maturare altri aspetti di noi, perché ci porta dentro il nostro percepire fisico e mentale.
“Danza la luna” rappresenta la fusione degli opposti, del giorno e della notte, grazie alla pace ritrovata.
Una danza prende origine dal nostro ascoltare i silenzi ed osservare i nostri moti più profondi, mentre la Luna e le cose del mondo si muovono sopra e a fianco di noi.
Osservando la Luna di notte, in attesa del giorno, si rivelano i profumi della vita anche quando non tutto è chiaro. È la percezione dei sensi, che mostrano il nostro essere nella completa unità per giungere ad una speranza sempre più infinita, là dove il tempo non fa più rumore.
“Raggi di Speranza” é una composizione suddivisa in tre sezioni principali che rappresentano alcuni stadi della nostra vita. Da un senso di stabilità apparente inizia una ricerca che nasce da un ascolto interiore. Tutto comincia a muoversi; bellezze e altri presagi cominciano a prendere forma indistintamente fino a condurre a movimenti di tempesta. Quasi all’improvviso arriva la quiete che segna una crescita e una maturità personale, ma c’è sempre un gioco sottile che tutto muove, lasciando sospesa la nostra vita, se vogliamo, in una direzione di speranza.